Perde la potestà genitoriale il padre che interrompe ogni rapporto con la figlia rifiutandosi, per orgoglio personale, di incontrare la minore in presenza di terze persone, così come deciso dal giudice.
È quanto recentemente stabilito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 32525 del 14.12.2018, qui sotto allegata, con la quale ha confermato la sentenza di primo grado e d’appello che avevano dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale un padre che, in spregio a quanto stabilito dal Tribunale del Minorenni di Ancora, si era rifiutato di vedere la figlia in presenza di altre persone, interrompendo con la stessa qualsiasi rapporto;
A giustificazione di tale rifiuto l’uomo aveva addotto la volontà di salvaguardare la propria dignità di padre, che, a detta dello stesso, sarebbe stata in qualche modo pregiudicata dalla limitazione del diritto di visita alla figlia solo in presenza di terze persone.
La Corte d’Appello di Ancora, in particolare, aveva evidenziato come i motivi presentati dal genitore a giustificazione dell’interruzione dei rapporti con la figlia si appalesassero quali affermazioni meramente pretestuose, sintomo «di un’orgogliosa anteposizione della propria dignità di uomo e di padre alla necessità di coltivare i rapporti con la figlia».
Detta prospettazione è stata condivisa anche dalla Suprema Corte che ha considerato il rifiuto del padre di coltivare i rapporti con la figlia un atteggiamento meramente orgoglioso, integrante «una palese sottovalutazione del ruolo genitoriale, con grave pregiudizio per la minore».
Alla luce di ciò, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dal padre e confermato la decadenza dalla potestà genitoriale del medesimo nei confronti della figlia.
Cassazione civile, 14.12.2018, n. 32525
Cassazione Civile,14-12-2018, n. 32525