Secondo la Suprema Corte, se due bambini giocano e, nello scherzo o nel bisticcio, l’uno fa male all’altro, dei danni provocati dal figlio all’infortunato rispondono i genitori.
La sentenza qui sotto allegata chiude, dopo oltre venti anni di battaglia legale con due passaggi in Cassazione, la triste vicenda di un gioco divenuto dramma in pochi secondi: un ragazzino colpisce ad un occhio con un ceppo un amichetto, causandogli lesioni serie (riduzione della vista), e a risponderne sono i genitori, condannati per l’omessa vigilanza sul figlio ed obbligati a versare un cospicuo risarcimento (oltre 170mila euro) al ragazzino ferito ed alla sua famiglia. Inutile il richiamo alla presenza del padre del minore ferito.
I Giudici sanciscono la colpa della madre e del padre, sul presupposto che i genitori sono tenuti ad esercitare una sorveglianza sul proprio figlio anche quando questi sta con gli amichetti nel cortile di casa.
L’unico modo per evitare la responsabilità è dimostrare di «non aver potuto impedire il fatto», cosa tutt’altro che facile se non impossibile: la Giurisprudenza ritiene infatti sussistere una responsabilità dei genitori anche quando il bambino non si trovi fisicamente sotto la loro stretta sorveglianza, per il fatto di non aver impartito al minore una corretta educazione.
Cassazione Civile, 26.05.2017, n. 13412
Cassazione Civile, 26.05.2017, n. 13412