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Il tenore di vita rimane nella separazione per parametrare il contributo al mantenimento

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di Veronica Lario, a chiusura della separazione da Silvio Berlusconi, a percepire 2 milioni di euro al mese come assegno di mantenimento.

In Tribunale, una volta dichiarata la separazione dei coniugi, è stato posto a carico di Berlusconi l’obbligo di versare alla moglie un assegno mensile di 3 milioni di euro. In appello, però, sono state accolte, seppur solo in parte, le obiezioni mosse dall’imprenditore, riducendo l’assegno di mantenimento a “soli” 2 milioni di euro. A condividere le valutazioni tracciate in appello sono ora i magistrati della Cassazione, che hanno quindi confermato l’obbligo a carico di Berlusconi.

Decisivo è il dato, ritenuto non contestabile, della «rilevante disparità tra i patrimoni e i redditi dei due coniugi». Così come è considerato illuminante il riferimento al «tenore di vita» della coppia durante il matrimonio

Ribadisce la Suprema Corte che «nell’ambito della separazione personale il rapporto coniugale non viene meno, determinandosi soltanto una sospensione dei doveri di natura personale, quali la convivenza, la fedeltà e la collaborazione» mentre rimangono intatti «gli aspetti di natura patrimoniale»: in altri termini,  è intangibile il «diritto» del coniuge, che «non dispone di redditi adeguati», a ricevere dall’altro coniuge un adeguato «mantenimento».

Con riferimento a tale ultimo aspetto, spiegano i giudici, parlando di «redditi adeguati» ci si riferisce al «tenore di vita consentito dalle possibilità economiche dei coniugi» durante il matrimonio.

Logico dedurre, nel caso di specie, che Veronica Lario «non possa con i propri mezzi conseguire il tenore di vita analogo a quello goduto durante la convivenza matrimoniale», e «tale aspirazione», viene aggiunto, «non comporta la realizzazione di uno scopo eccessivamente consumistico o comunque destinato alla capitalizzazione o al risparmio».
Cassazione civile, 16 maggio 2017, n. 12196

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